Il lavoro del terzo millennio stretto nella morsa della competizione globale e degli algoritmi dopo la scorpacciata di teamworking e team building deve riscoprire il valore del lavoro “in solitudine”. L’ho spiegato in questo articolo del magazine Centodieci http://www.centodieci.it/2017/10/cultura-solitudine-azienda-vs-lavoro-in-team/
Il motivo di questa rinnovata attenzione per il lavoro individuale è scritta nell’evoluzione dell’economia. Le aziende sono sempre di più “macchine pensanti” alla ricerca di soluzioni creative che generino continua innovazione e valore aggiunto. E queste macchine pensanti hanno bisogno di “pensatori”, di persone capaci di studiare e analizzare un problema in profondità, un tipo di performance che è tipicamente individuale e solitaria. Oggi le aziende accanto all’enfasi per il team work dovrebbero quindi favorire per i propri dipendenti lo sviluppo di una cultura “della solitudine”. Ecco i tre motivi di questa piccola grande rivoluzione:
1) Le mansioni routinarie ed esecutive vengono appaltate alla tecnologia o alla concorrenza globale di lavoratori a basso costo. Per tutto il resto le aziende hanno bisogno di persone che producano valore aggiunto, idee, soluzioni. È questo il motivo per cui le aziende cercano talenti capaci di comprendere le situazioni con maggiore profondità, di cogliere meglio i rapporti causa effetto e le interazioni tra fenomeni. In altre parole le aziende cercheranno sempre di più approcci analitici, professionisti abituati a studiare, scrivere, cancellare, riscrivere, costruire e attivare associazioni concettuali. Le aziende sono destinate a diventare dei “pensatoi”, e dunque dei luoghi che favoriscono la riflessione silenziosa, consentendo di alternare ai tanti momenti di aggregazione momenti di solitudine. Non è un caso che il leader di Amazon Jeff Bezos affermi con fierezza che “Le nostre riunioni cominciano con 30 minuti di lettura silenziosa.”
2) Nell’epoca della distrazione digitale e del sovraccarico informativo passare più tempo da soli significa allenare la nostra mente ad essere più focalizzata. La concentrazione è un muscolo che deve essere allenato. Oggi resisto 10 minuti a pensare o a scrivere senza interazioni con colleghi o mail/smartphone. Domani applicandomi resisterò 15 minuti, dopodomani 20. E così via. L’Università di Chicago ha dimostrato in uno studio che l’utilizzo dello smartphone oltre a distrarci ci toglie capacità di memoria e capacità di analisi. Un motivo in più per immaginare delle prassi che si fondano sulla “disconnessione silenziosa”: lascio il mio cellulare sulla scrivania o in sala riunioni e cerco un posto dove potermi concentrare completamente su un’attività, con il solo supporto di carta e penna.
3) Favorire la cultura dello studio e dell’approfondimento individuale in azienda significa anche offrire alle persone preziosi momenti di decompressione. In azienda ci carichiamo di tensione, nelle sale riunioni, al telefono, nel confronto con colleghi e clienti. Immaginare dei momenti di solitudine in cui scaricare nervosismo e ansia sociale significa contribuire al benessere psico fisico delle persone oltre che alla loro produttività.
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