Da mesi la politica italiana si sta chiedendo se anticipare il pensionamento a “quota 100” possa innescare una dinamica positiva nel mondo del lavoro. Esce dal mondo del lavoro un numero x di “anziani” che vengono sostituiti da un numero addirittura superiore di giovani. Si tratta di un’idea ricorrente, evocata addirittura dal Papa, meno di due anni fa.
Purtroppo non funziona così. Gli economisti ce lo confermano e ci dicono che non esistono correlazioni tra l’uscita anticipata degli anziani e l’aumento degli ingressi dei giovani. (http://www.nber.org/papers/
Le teorie sulla staffetta anziani-giovani avrebbero senso solo se il mercato del lavoro fosse come una squadra di calcio dove tutti i calciatori guadagnano la stessa cifra e hanno lo stesso rendimento in campo. Mandare in panchina i trentacinquenni e sostituirli con i ventenni porterebbe ad uno scambio equo (chi ha avuto si riposa e lascia il posto a chi deve avere) e indolore (il rendimento complessivo della squadra non cambia).
Per certi aspetti nell’economia fordista del novecento le dinamiche potevano essere assimilabili: un bullone avvitato da un sessantenne poteva essere benissimo avvitato da un ventenne senza costi di sostituzione e impatti sulla produttività e sul costo del lavoro. Ma il terzo millennio ci offre un mondo del lavoro completamente diverso. Le mansioni esecutive e ripetitive (avvitare un bullone) sono una componente minoritaria (sempre più appannaggio delle macchine) dei lavori.
La produttività del lavoro oggi è figlia di un mix di mille componenti (competenze, esperienza, personalità, energia/motivazioni, creatività, equilibrio emotivo) per cui è impossibile pensare che i risultati di un sessantenne siano perfettamente sostituibili da quelli di un trentenne (pensiamo per esempio alla diversa velocità di interazione con le nuove tecnologie).
Per questo le aziende che perdono un lavoratore “anziano” verificano in prima battuta se possono cavarsela ridistribuendo il lavoro tra chi rimane. E molto spesso realizzano che organizzandosi meglio si può fare anche a meno di sostituire chi è uscito.
Ecco perchè “quota 100” potrà essere una buona idea per alleviare le fatiche di chi ha lavorato tanto ma non è un provvedimento che produrrà maggiore occupazione tra i giovani. Anzi, l’anticipo pensionistico si tradurrà in un costo per le finanze pubbliche che lo stato presto ribalterà attraverso debito e fiscalità proprio sui più giovani.
Be First to Comment